martedì 16 febbraio 2016

Il treno, io e Lei

Il treno, io e Lei

Una vecchia fotografia,
apparsa in un cassetto
racconta cose di ieri:
i suoi occhi fra l'erba
e l'azzurro fra capelli,
e questo mentre il tempo,
lentamente, andava via.
Ascoltava da lontano
ma nel vento, un rumore
di ferraglia e fischi acuti:
il  sospiro lungo e triste
della vecchia ferrovia
stesa giù, nel fondovalle.
Lei coltivava disegni,
e, nel cuore, molti sogni
di un domani tutto suo
che tardava ad arrivare.
Sí tardava, lo sognava!
Io rammento la sua borsa,
il rossetto, il mascara,
un quaderno di poesie
che Lei componeva sola
ed ispirata, nelle sere.
Poi ancora mi sovviene:
dei  sorrisi suoi allegri
ĺá sul prato di collina,
dei saluti nel portone,
delle sue follie vissute
con la  leggera gioventù.
Il domani suo arrivò,
ma non come sognato.
Fu diverso, improvviso,
ma  felice fu di certo:
ha marito e più figli,
di fronte alla collina.
Lá non fischia più il treno
né s'ode il suo rumore:
ora scivola veloce
come fosse sul sapone,
silente come ricordi
che non si fanno parola.
Io li ho nascosti dentro
nelle stanze del mio cuore,
e  li conoscono ora
coloro che mi leggono.
Sono solo una parte
di un passato remoto
che lí resterà celato,
fra il bello ed il brutto
di tutto ciò che è stato.
Ho una fotografia, lei no:
con questa odo il treno,
il vento sull'erba verde
lucente di primavera,
la sua voce, il suo riso
e ricordo il suo viso
gaudente sino a sera,
quando poi mi salutava.
Ho i ricordi: Lei...non so,
ma é felice, questo so
e cosi lo vivo, lieto
come fui del mio domani
che é, nel di poi, giá stato.

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