mercoledì 7 dicembre 2016

Per Lei, in Te spero

Per Lei, in Te spero

Senza il Tuo amore, chi mai vivrebbe?
Come un fiore sfiorisce alla sera,
come l'azzurro si spegne nel tramonto,
così il cuore e gli occhi di chi non ama,
il respiro di chi Ti vuole lontano.
Tu, Calda Luce che perfori la notte,
Guida e Sostegno del  cammino buono,
accetta le povere cose che T'offro:
non ho che gesti mortali da porgerTi,
giacché la mia miseria di uomo è grande,
ma nel Tuo amore il mio si accende,
si consegna nelle mani di Tua Madre,
affinché più gradito a Te lo rechi.
Così, per Lei, in Te spero ed attendo.

domenica 13 novembre 2016

Pensieri e parafrasi su Thérèse de Lisieux.

Sentirsi piccoli
come un passero
in volo nel cielo
tempestoso, scuro.
Sentirsi deboli,
coperti di stracci,
di fronte al tempo
che dura e scorre
con occhi di ghiaccio.
Veder l' effimero
in tutto ciò che s' ha.
Sentir desideri
d'aquila che guarda
il Sole d'Amore
e, sempre, sperare.
Poi, ciò che s'avverte
fare come lode
e verbo del cuore.
Quale vivere può
essere migliore?

"Moi je me considère comme un faible petit oiseau couvert seulement d'un léger duvet ; je ne suis pas un aigle, j'en ai simplement les yeux et le coeur car malgré ma petitesse extrême j'ose fixer le Soleil Divin, le Soleil de l'Amour et mon coeur sent en lui toutes  les aspirations de l'Aigle..." Thérèse de Lisieux (Ms B)

Stranieri

Stranieri

Rimpiangi l'antica porta
che lasciava fuori di te
chi a te era straniero?
T'illudi d'esserti dea,
di stare sola e bene?
Eppure, inquieta, vivi
bolle di solitudini,
silenzi, indifferenza,
sguardi di luce svuotati.
Ora posa la tua spada,
lo scudo getta nel fuoco,
perché anche le tue genti
sono andate straniere
oltre quel tuo mare scuro
che non da pace al porto;
sono andate straniere
oltre i venti potenti
che strappavano le vele
e battevano le coste.
Hai conosciuto ricchezza,
hai conosciuto povertà,
hai conosciuto il riso,
hai conosciuto lacrime
e, quindi, vedi il dolore,
riconosci il bisogno.
Frena la lingua ostile
a quei volti sconosciuti,
perché pur tu mendicasti
lacera, sconfitta, triste
ed hai pianto i tuoi morti,
il tanto sangue versato
nei giorni delle tue guerre.
Lascia le cadute mura
perdersi tra i ricordi,
perché anche il sorriso
straniero è una gioia,
un futuro che tu potrai
vivere e coltivare.
Tu, città in cui ho dato
il tempo a me migliore,
aiutami a far quello
che pur tu  puoi ora fare.

Salmo

Salmo

Sí, vorrei portare la luce,
ma Te, la cui luce é vera,
dove é il buio ed il freddo.
Così, cammino controvento:
all'imbrunire forte spira,
porta scherno, incomprensione.
Fosse solo questa la croce
sarebbe facile vivere,
ma cade grandine e pioggia
e ingrossano tutti i fiumi:
il guado si fa avventura,
il mare squassa le scogliere.
L'acqua non spegne il Tuo fuoco
e per questo resto sereno
e cammino, cammino sempre,
cammino contro il vento.

mercoledì 14 settembre 2016

Sulla spiaggia

Riverberi nascono dal mare
come fiori nei campi:
la sera ne chiude le corolle
e s'impingua di stelle.
Silenzi sino all'orizzonte,
inframezzati d'onde:
accarezzano sabbie di luna
e vi posano alghe.
Pensieri grati si rivolgono
alla Fonte del bello:
ma niuna parola è capiente
del grazie ch' é da dire.

venerdì 19 agosto 2016

Scesa la notte

Una solitudine affollata
di pace, gioia e di speranza:
ritrovo nella mia piccola casa,
quando si fa buio e sono solo,
un eremo scavato dentro al cuore,
che nutre di carita' e speranza.
Fuori, il cortile, dove s'odono
passi: gli uni lenti , altri meno.
Gli uni, pesanti, sembrano tristi;
altri, leggeri, paiono allegri.
Io amo quei passi che sono discreti,
che raccontano mille storie vive:
si rifugiano dietro agli usci
affacciati sulle bianche ringhiere,
ma invogliano a   far di domani
il tempo di costrure e dire.
Scesa la notte, il riposo culla
la speranza d'un fururo migliore,
in cui ciacuno trovi il suo eremo,
affollato di pace e d'amore.


venerdì 12 agosto 2016

Voglia di fuggire

Voglia di fuggire

Un giorno, all'improvviso,
l'hai condotta nel deserto,
dove il vento solleva
nubi di sabbia rovente,
dove la pelle secca
sotto i raggi battenti
d'un implacabile sole.

Una notte, d'improvviso
gli hai mostrato il mare,
quando é tutto un'onda
ed uno straziante urlo,
dove nasce la paura
dei più profondi abissi
e dei più tristi naufragi.

Da quella notte, il giorno
mai più la ha incontrata:
d'altre donne i pianti
accompagnano,  lugubri,
nenie  lungo la scogliera
dell'isola di Lampedusa,
a cui il mare consegna,
ogni dí, morti d' Oriente.

domenica 31 luglio 2016

Elogio della mistica

Elogio della mistica.

Le strade  da noi costruite
riconducono a se stesse,
giacché percorrono la Terra,
finita nella rotondita'.

Corsi e ricorsi di passi,
di risa, di ansie, di grida,
di tregue, di lunghe guerre,
di sorrisi e di schiamazzi,
che, stancanti, si ripetono,
senza l'aver mai una fine.

Non ha senso un percorrere
in cui si comincia da capo
quando si giunge alla meta.
Perde sostanza il vivere,
lo scrivere ed il sognare,
l'umano ardire, il fare:

solo volando si rifugge
quella rotonda finitezza
in cui la Terra tutti schiaccia.
Per questo esiste il cuore,
che da sempre si fa onore,
portandoci oltre il noto
che dalla ragione é colto.

sabato 23 luglio 2016

Del mondo s'usa con ragione

Del mondo s' usa con ragione.

Oltre il rovo
come nascosto
un fior di rosa:
ogni sua spina
par per ferire
l'incauta mano
a lei protesa
e tra me e me
perplesso penso:

"Se sentissimo
dentro nel cuore
il suo rantolo,
-quando reciso
il rosso fiore
sempre racconta
un suo respiro
che cessa lento -
la coglieremmo
senza ragioni?

Resta nascosta
o bella rosa,
siano spine
e foglie verdi
le tue coltrici,
il tuo giaciglio,
da cui profumi
l'a  te d'intorno.
Se ti cogliero'
forse, un giorno,
sará di certo
per un sorriso
da far nascere
ad un'amica,
per celebrare,
per un motivo
serio come te
che lode porti
col tuo esserci
fra il creato.

Chi vive d'amor
tutto rispetta,
e in tutto vede
l'impronta buona
e nel silenzio
a lei si lascia
andare quieto
e questo voglio.

Ti lascio, rosa
per un domani,
in cui tu sarai
su d' un altare,
o rispecchiata
dentro gli sguardi
d'un sorridente
umano viso,
o dalla pianta
vorrai donare
la tua semenza."

Orgoglio e umiltá

Orgoglio e umiltá

Docile nube il vento sospinge:
s'abbandona agli eventi e così
s'ingrossa, scurisce e s'ingravida
di lampi, di tuoni e si fa pioggia.
Si dissolve: resta solo silenzio.
Così l'orgoglioso dapprima quieto
s'inzuppa, ingordo  di fatui fuochi,
si getta su se stesso e lì langue,
credendo di essere il sovrano,
sapiente dell'oggi e del domani,
ma bruca il nulla e si sconforta,
si fa muto: resta solo silenzio.
Docile vela il vento sospinge,
il timone ne orienta l'andare:
salda persegue l'assegnata meta,
conduce la barca sin nel suo porto.
Così l'umile, paziente, attende
all'opra sua, servente tra la gente,
pensando che il suo poco puo' dare
e che poco può fare, ma di cuor lo fa,
scrivendo nel mondo parole nuove,
che conducono  la pace nei cuori.

mercoledì 13 luglio 2016

Tutti sono poeti

Tutti sono poeti

La poesia ha il gusto del paradosso,
dello stupore di un linguaggio ardito:
come un mistico non trova parole
nel linguaggio comune, in tanti scritti.
Si fa con metafore nuove, antiche,
di immagini e di suoni inusuali,
di cadenze inaspettate e soavi,
di tremori , di coraggio e dell’amore.
Non sprizza mai odio, né offesa alcuna,
piega il linguaggio a ciò che non vien colto
da chi la prospettiva non sa mai mutare.
La poesia nasce nel silenzio delle cose,
quando il nostro cuore guarda in se stesso .
Comprende la poesia chi muto sa restare
ed a lei lascia iniziativa, azione.
La poesia muore se vi è solo pensiero
ed anche manca se vi è solo sentire,
perché lei vive sempre del tutto dell’uomo.
Il poeta non è un santo, non ha trono,
non ha orgoglio: resta un semplice uomo.
Attraverso i suoi versi cerca il perdono
per ciò che non ha fatto, per ciò che ha fatto,
perché è umile la vera poesia:
al pari del poeta anela al bello
che sa più grande di ogni immaginare
e quando è alta è come il pregare
che non chiede nulla: si lascia modellare
dal gesto nascosto dell’essere, del fare
e intesse poi con quello i suoi molti versi,
giocando con ritmi e parole posate.
Tutti son poeti - e non sempre lo sanno -
poiché nessun alla bellezza è immune:
cambia l’intensità, con cui il bello fanno!

domenica 10 luglio 2016

Dal treno

Dal treno

Fuggono i campi,
fuggono le case
fuggono le nubi
e fugge il sole.
Tu corri o Treno
e vi è chi dice:
"potessi io pure
come te rendere
fuggevole tutto,
lasciare indietro
mali ed affanni,
e gli anni pure!".
Desiderio vano!

Io non son veloce
al par di Te, però
ho cuore: accetto,
lotto, rido, piango.
Resto immobile
o avanzo lento,
a volte arretro.
Certa la tua meta
il dì e di notte,
mentre timoroso
attendo domani.

Ecco: ho un cuore
che serba le gioie,
langue nel dolore,
urla come tu fai
per aver il passo.
La strada smarrisce
e poi la riprende,
ne soffre stizzito,
colpe attribuisce
a chi ha d'intorno;
si pente, ne piange
e poi con fatica
ad amar s'impegna
il proprio destino.

Tu corri, o Treno
veloce e forte
e senza indugi,
mentre io mi freno,
penso, soppeso,
domando consiglio,
m'impunto, tremo,
poi, infin, sorrido
e cerco di voler
ciò che mi accade.

sabato 9 luglio 2016

In montagna

In montagna

È scesa una goccia,
tra singhiozzi di nubi,
sta or su una foglia
protesa sul burrone:
luccica immobile,
mentre ancora tuona.
Ecco la brezza fresca:
precede la bufera:
giá grigi i ghiacciai,
sinistro il granito.
Lo scroscio improvviso
cancella la montagna:
ciascuno si fa solo
e lo sente nel cuore.
Poi cessa nel silenzio
quel piovere brutale:
v'é nebbia nel burrone
che non è più scrutato
da quella prima goccia.
Resta la finitezza
da vincere nel cuore
che, stranito dai tuoni,
dall'umido e freddo
respiro delle montagne,
palpitante, attende,
nella mobile nebbia,
nuovi raggi di sole.

domenica 3 luglio 2016

In viaggio con te

Viaggio, con te

Ti scrivo in versi,
ogni dì diversi,
perché sbocciar possa
tra di noi un fiore:
un fiore già stato
e poi  rinnovato.
Ti lancio parole
scolpite nel cuore,
immagini dolci
d'abbracci, di baci
già dati, non dati,
momenti rubati
al tempo che scorre.
Ti mando pensieri
messaggi sinceri
di gioia, d'affetto,
carezze di verbi,
e sogno che serbi
nascosti ricordi,
seppur all' angolo,
ma vivo pungolo
per amarti di più.
Ti vedo e sei tu...
in me mi rivolto
mentre ti ascolto:
ancora non smetto
di  restar stupito.
Averti: un mito?
Non so, ma io resto
ancor oggi stupito.

domenica 26 giugno 2016

Lasciamoli fare

Lasciamoli fare

Chiedono, chiedono:
nessuno ringrazia:
spesso sembra così.
SÍ, quasi nessuno
sembra ringraziare,
neppure di poter
chiedere ancora.

Chiedono, chiedono
e nessuno dona:
spesso sembra così.
Chissa' chi ascolta
quanti han bisogno
e fa come per sé
vorrebbe che  fosse.

Chiedono,chiedono:
son vere preghiere
o forse son gesti
in cui ciò che conta
è solo amore
per il proprio io?

Chiederó, chiederó
di non giudicare,
di lasciar chiedere,
di non tralasciare
un grazie e, sempre,
di poter amare.

Chiedono, chiedono:
lasciamoli fare:
vedranno un giorno
le cose che hanno,
sapranno che tutto
è  stato un dono.
Lasciamoli fare,
forse fioriranno.

venerdì 17 giugno 2016

La potenza del cuore

La potenza del cuore

Il silenzio
può essere un velo
che rende opaco il cielo.
Una distesa d'acqua, un mare
in cui si cade e non si può  nuotare.

Il silenzio
può essere un tempo
in cui si incontra  il vero
quello unico e bello
che, come  le stelle, sta sopra noi
anche nel giorno.

Il silenzio
può  essere un nulla,
in cui muore il pensiero
e in cui svanisce ogni brama.

Il silenzio
può essere la piana
da cui si slancia  la tenerezza
verso persone e cose.

Il silenzio
può  avere mille volti,
ma sempre lo trovo dolce e buono
quando  il cuore lo sa riempire.

venerdì 27 maggio 2016

Muti i passanti

Muti i passanti

Sedeva un tale
sul ciglio del viale
e sotto i platani
con mano protesa
cercava soccorso,
ma chi lo vedeva
ne aveva timore.
Lo sguardo diceva:
“Vi sono nel cielo
parole di neve:
l’azzurro  altrove,
qui solo la bruma.
Vi sono nell’aria
sussulti di vento:
nessuno ne gode,
qui sempre la bruma.
Ricordo le rose,
preludio d'estate
e gioiose danze
di onde e luce.
Ricordo la voce
pìù cara chiamare
e scattanti gambe
fanciulle correre,
ma dopo anni
di fili strappati
da gesti  sgarbati,
di occhi sfuggenti,
vorrei io gettare
tutto  nell’oblio.
Oggi mi restano
gli acini aspri
di frutti sognati,
che mai diverranno
un giorno maturi ”.
Non era  assente
sempre al sorriso,
e lerce le mani
e chino  il capo,
gravato d’un  cesto
colmo di affanni,
alle tante genti
recava disdegno.
Oggi non vi é pìù
ed a primavera
sul viale  le foglie
ripetono l’ombra,
come una volta:
il nero asfalto
ancora ne vede
i mossi disegni.
Stanco e seduto
sul grigio granito
resta il  silenzio.
Debole il vento:
scorre tra i rami
e lento, nel tempo,
con cura disperde
la storia passata.
Eguali nei gesti,
nei distratti sguardi,
con il cuore vuoto,
assorta la mente,
muti, i passanti.

domenica 15 maggio 2016

L'uomo é natale

L'uomo é natale
(in memoria di Hannah Arendt)

Hanno detto da quel dì
che l'uomo é mortale,
ma non é solo così
l'uomo é natale!

Non vive per essere
omotetia formale
che deve scomparire:
nel bene e nel male

é unico; nel fare
disfa e pur produce,
esibisce nel dire,
nel buio reca luce,

e nel gelo, calore.
Si immerge nell'odio,
ma anche nell'amore:
non sempre é sul podio,

spesso é un perdente.
Comunque, l'uomo nasce
e genera; fa niente
se poi morirá. Cresce,

opera, gli sorrida
la storia oppur meno,
egli a lei si dona,
la contempla dal treno

del tempo, mentre la fa.
Or, dunque, dirsi potrá
non é solo mortale!
Sì! L' uomo é natale!!

.

domenica 8 maggio 2016

Malattia urbana

Malattia urbana

Folle amare le cose:
le grige pietre smussate
dal fiume color di piombo,
i suoni molli dell'onda
che blande i levigati
scogli affioranti e poi..
e poi più folle amare
l'umanità soffocante
della folla al mercato,
i capricci dei bambini,
il traffico sulle strade.
Folle amare rumori
e urla e arruffati
e incuranti passanti
e il lungo miagolio
della gatta sotto casa
e poi, più folle il dirsi:
"questa qui è la mia città
e qua voglio restare!"
Cosa sarebbe la vita,
senza aver una follia
che sempre più dolce
renda l'arida ragione?

Propositi di madre

Propositi di madre

Saró il pruno fiorito
che  rallegrerá lo sguardo,
il terebinto frondoso
che fremerá al suo vento,
risuoneró nel suo porto
come un dolce sciabordio,
saró ruscello ed erba,
campanula nel suo prato,
polvere tra i suoi passi
di cui tratterrò l'impronta
Vincastro per il suo fare
in modo che mai si sperda,
sestante, stella polare.
Custode delle sue notti,
medico dei sui affanni.
Saró poi salubre nube
nella calura estiva.
Nelle giornate fredde,
incendio nel suo cuore;
sulle gote, sarò carezza
che  conforti dal dolore;
nella gioia un sorriso
nel vivere un approdo,
sino a che una sposa
lo rapirá dal mio grembo.
Saró, come fu mia madre.

lunedì 18 aprile 2016

Un Lunedí, presso San Cristoforo

Un lunedí, presso San Cristoforo

Turbini accanto ai longevi muri
di questo antico rosso scrigno,
petali nell'aria ed il ghigno,
lontano, del sole tra i cirri.
Sole e vento hanno rapito
delle nozze il riso augurale,
i gesti e le tante parole,
ma vi é rimasto  il palpito
e le preci degli invitati.
Traboccano di sante promesse
i ceri, gli arredi, le messe,
le pietre, i vetri lavorati.
Sibila tra le fronde il vento,
sembra voler tutto squassare
e l'acqua del canale rubare:
quasi non fosse vento, ma tempo,
tempo che cancella, che disperde
ogni traccia dell'umano fare.

domenica 10 aprile 2016

Sera di Liguria

Sul pergolato antico,
sposo alle nubi scure,
il sole che lento muore,
or si fa rosso, lubrico,

e nel mare si immerge.
Ogni cosa si confonde
nel rimestio delle onde:
pur il cuor vi si terge.

L' anima, quas'impotente,
n'é preda, ma non dispera:
in ostaggio alla sera,
la qual - silente - irrompe,

tace e meravigliata
ridonda della sua pace,
ed ivi smorza la brace
ardente della giornata.

Quiete vera é d'intorno:
bassi voli dirondini
sopra i verdi limoni
e, presagio dell'eterno,

tra le nubi, una stella
rapisce ogni guardare.
Si ode il risuonare
di una lontana squilla:

accarezzati dal vento
lá, oltre il cimitero,
ulivi nel cielo nero
sussurreranno il canto

con cui ci culla la notte.

giovedì 10 marzo 2016

Solitudine

Solitudine

Arrivata è la sera:
come fossi una nota
mi confonderò ancora
nella mia stanza vuota
in una lenta melodia.
Mi lascerò andare
lungo la solitaria via
dove non c'e il fragore
delle parole di ieri:
nei suoni grigi adesso
cerco gli angoli puri,
i sogni fatti di gesso,
di pasta densa e informe
come il mio tempo vuoto.

martedì 16 febbraio 2016

Il treno, io e Lei

Il treno, io e Lei

Una vecchia fotografia,
apparsa in un cassetto
racconta cose di ieri:
i suoi occhi fra l'erba
e l'azzurro fra capelli,
e questo mentre il tempo,
lentamente, andava via.
Ascoltava da lontano
ma nel vento, un rumore
di ferraglia e fischi acuti:
il  sospiro lungo e triste
della vecchia ferrovia
stesa giù, nel fondovalle.
Lei coltivava disegni,
e, nel cuore, molti sogni
di un domani tutto suo
che tardava ad arrivare.
Sí tardava, lo sognava!
Io rammento la sua borsa,
il rossetto, il mascara,
un quaderno di poesie
che Lei componeva sola
ed ispirata, nelle sere.
Poi ancora mi sovviene:
dei  sorrisi suoi allegri
ĺá sul prato di collina,
dei saluti nel portone,
delle sue follie vissute
con la  leggera gioventù.
Il domani suo arrivò,
ma non come sognato.
Fu diverso, improvviso,
ma  felice fu di certo:
ha marito e più figli,
di fronte alla collina.
Lá non fischia più il treno
né s'ode il suo rumore:
ora scivola veloce
come fosse sul sapone,
silente come ricordi
che non si fanno parola.
Io li ho nascosti dentro
nelle stanze del mio cuore,
e  li conoscono ora
coloro che mi leggono.
Sono solo una parte
di un passato remoto
che lí resterà celato,
fra il bello ed il brutto
di tutto ciò che è stato.
Ho una fotografia, lei no:
con questa odo il treno,
il vento sull'erba verde
lucente di primavera,
la sua voce, il suo riso
e ricordo il suo viso
gaudente sino a sera,
quando poi mi salutava.
Ho i ricordi: Lei...non so,
ma é felice, questo so
e cosi lo vivo, lieto
come fui del mio domani
che é, nel di poi, giá stato.

venerdì 5 febbraio 2016

Il nonno e la piccola nipote

Il nonno e la piccola nipote
(racconto di una storia sognata)

Ed egli,
sereno, lì nella penombra
sussurrava, rivolto a Lei:

" Ed ora,

posa il capo sul cuscino,
riposa lieta tra i tuoi sogni: 
dicono con fare bambino
il tuo futuro, ciò che agogni,
ciò che sta nel tuo sentire.

Nel buio lasciati andare
ad abbracciare  il sonno:
veglierá di certo il tuo cuore
ti narrerá di ciò che faranno
gli amici di oggi e di domani.

Sí!
Ferma le mai ferme mani,
posa il tuo capo e riposa,
sarà tenera la notte!",

e  dentro di sé pensava:

"Come fossi un 'onda
che scivola nell'aria
senza fare rumore
ora le sto accanto,
fermo, senza turbare.
Come fanno le  note
del canto di Natale
parlerò al suo cuore:
voglio per lei la pace,
voglio che sia felice."

Poi con lo sguardo promise:

"Sia quando splenda il sole
sia quando scenda la pioggia,
se  intorno avrai gioia,
o quando sará dolore,
se avrò da te silenzio,
se in me farai rumore,
come se fosse assenzio
mi inebrierò nell'amore
che non ti chiederà nulla,
fuorché d'essere ancora."

domenica 24 gennaio 2016

Il pipistrello

Il  pipistrello (allegoria di noi, oggi).

Quasi sfreccia, danza, 
ad ali battenti.
all'alto incalza,
sfiora le pareti:
or é sulla destra
e poi all' opposto
china, a sinistra!
Freme il suo petto
e la volta schiva:
di vento par getto!
È un lampo nero
e quando arriva
veloce, leggero,
cieco ed agile,
con il suo sibilo
acuto, fragile,
- all'orecchio stilo -
il cuore sussulta.
Poi il suo vigore
langue e si fiacca.
Così resta per ore
stretto alla roccia
preso nei suoi sogni.

martedì 12 gennaio 2016

Supplica

Supplica

Signore,
donaci un amore dolce
e lungo come un tramonto,
un amore intenso
come le sue penombre,
un amore silenzioso e  smisurato,
come l'immensitá in cui cala il Sole.
Un amore forte e sincero,
che corra per il mondo
come acqua che pura e sorgiva
diviene poi fiume possente
che disseta ogni terra che sfiora.
Donaci l'oscuritá della notte
in cui si smorzare gli affanni,
in cui annichilire  il dolore,
e permetti che nell'oscuritá
l'amore pervada i sogni.
Aiutaci cercare in ogni cosa
il segno che fu di Giona,
affinché si possa riconoscere
che il mondo é la tua statua.
Questo occorre capirlo con il cuore,
anche guardando chi ci é ostile.
Lo raccontano le cose stesse
e gli occhi della zingarella
che sul ponte di Porta Genova
tende la mano ai passanti
in ogni mattino dell'anno.
Lo sussurrano i venti
le nubi, le piogge ed il mare
con il suo incessante moto.
Aiutaci a comprenderlo
perché non sempre lo facciamo,
come se dimenticassimo
che occorre saper ascoltare,
perché non basta udire:
anche una melodia soave
può sembrare solo un rumore
se non é accolta con il cuore.
Aiutaci allora a colmarlo di amore!
Donaci di provare un amore delicato
e allegro come un battito d'ali,
come il fremito delle foglie
dei grandi platani del Naviglio
nella brezza delle sere di Primavera.
Donaci il tuo Amore.