venerdì 27 maggio 2016

Muti i passanti

Muti i passanti

Sedeva un tale
sul ciglio del viale
e sotto i platani
con mano protesa
cercava soccorso,
ma chi lo vedeva
ne aveva timore.
Lo sguardo diceva:
“Vi sono nel cielo
parole di neve:
l’azzurro  altrove,
qui solo la bruma.
Vi sono nell’aria
sussulti di vento:
nessuno ne gode,
qui sempre la bruma.
Ricordo le rose,
preludio d'estate
e gioiose danze
di onde e luce.
Ricordo la voce
pìù cara chiamare
e scattanti gambe
fanciulle correre,
ma dopo anni
di fili strappati
da gesti  sgarbati,
di occhi sfuggenti,
vorrei io gettare
tutto  nell’oblio.
Oggi mi restano
gli acini aspri
di frutti sognati,
che mai diverranno
un giorno maturi ”.
Non era  assente
sempre al sorriso,
e lerce le mani
e chino  il capo,
gravato d’un  cesto
colmo di affanni,
alle tante genti
recava disdegno.
Oggi non vi é pìù
ed a primavera
sul viale  le foglie
ripetono l’ombra,
come una volta:
il nero asfalto
ancora ne vede
i mossi disegni.
Stanco e seduto
sul grigio granito
resta il  silenzio.
Debole il vento:
scorre tra i rami
e lento, nel tempo,
con cura disperde
la storia passata.
Eguali nei gesti,
nei distratti sguardi,
con il cuore vuoto,
assorta la mente,
muti, i passanti.

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